RASSEGNA STAMPA

IL MANIFESTO - «Ora posso dirlo: i magistrati italiani sono indipendenti»

Genova, 20 maggio 2010

«Ora posso dirlo: i magistrati italiani sono indipendenti»
Mark Covell, il freelance inglese pestato alla Diaz, rischiò la vita per le botte dei celerini

Mark Covell, il giornalista freelance inglese pestato quasi fino a morire fuori della scuola Diaz, è tornato decine di volte a Genova, sia per il primo grado che per l'appello. Lo abbiamo intervistato l'altra notte.

Mark, quasi nove anni dopo i fatti questa è una sentenza che rende giustizia?

Piango di gioia. Sembra che i giudici abbiamo trovato il coraggio di dire la verità su quello che è successo quella notte.
Hanno fatto una scelta molto coraggiosa riconoscendo come vero quello che abbiamo detto per anni in aula e accogliendo tutte le prove che abbiamo portato.
Hanno ignorato le proteste dei difensori dei poliziotti e del governo.
Spero davvero che questa sentenza sia una bomba atomica per il governo italiano e che faccia cadere Fini e Berlusconi. Questi poliziotti devono essere rimossi al più presto perché sono ancora pericolosi.

Hanno preso più di 85 anni di carcere...

Davvero? Devo ancora rendermene conto.
Questo supera le mie aspettative.
Dopo la sentenza di primo grado nel 2008 non mi aspettavo più niente da questo processo.
Il dottor Zucca (uno dei pm della Procura che ha indagato sull'operazione) ha cercato più volte di convincermi della serietà della giustizia italiana.
Stasera posso dirlo: la giustizia italiana è completamente indipendente e rimane un'istituzione importante per il paese.

Sei uno di quelli che è sempre tornato ai processi.
Puoi spiegare a chi non fu alla Diaz e nemmeno al G8 genovese, che cosa ti ha fatto tornare ogni volta?

Prima di tutto venivo per chiedere giustizia per me, per gli altri stranieri e anche per gli italiani.
In qualche modo nel 2001 tutti gli italiani sono stati vittime della psicologia applicata alla Diaz, la stessa pressione psicologica che ha portato ai trasferimenti di sospetti di terrorismo e alle torture a Guantanamo o in Afghanistan durante l'era Bush.
Ho temuto una cattiva sentenza, pensando ai tanti torturati ingiustamente dalla polizia degli ultimi anni che non avrebbero osato iniziare un processo in un tribunale per decenni.
Ora bisogna che Berlusconi e Fini perdano potere, in modo che i loro concittadini possano riacquistare la fiducia, sentirsi liberi di andare in un tribunale, andare davanti a una corte, portare il loro caso e ottenere giustizia.

In qualche modo senti di aver contribuito alla ricostruzione della verità?

Sono un privilegiato, sono un inglese, non sono sottoposto alla violenza psicologica subita da tanti italiani.
Io potevo tornarmene a Londra, rilassarmi e pensare ad altro.
Per le vittime italiane della Diaz e Bolzaneto invece questa violenza e questa paura sono continuate. Sono stati terrorizzati, non hanno più partecipato a manifestazioni. Si sono chiusi in casa, molti sono finiti in preda a crisi di depressione e hanno pensato che non c'era niente da fare.
Da fuori si colgono queste sensazioni in modo ancora più netto. Alla Diaz però hanno cercato di uccidere anche gli stranieri, noi siamo tornati e abbiamo montato un processo.

(a.f.)